Agricoltura sociale
“L’Agricoltura Sociale affonda le sue radici nei valori di solidarietà e di mutuo aiuto che da sempre hanno caratterizzato il mondo rurale. Il particolare intreccio che si determina tra la dimensione produttiva, quella relazionale con le piante e con gli animali e quella familiare e comunitaria ha permesso all’agricoltura di svolgere da tempi remoti una funzione sociale. Nel mondo contadino, qualunque persona, indipendentemente dalla propria condizione fisica o psichica, trovava sempre una mansione da svolgere. E questo accadeva perché quel gruppo sociale era pervaso da un profondo senso della propria dignità, in quanto individui e come ceto, a cui si legavano i valori di reciprocità, gratuità e mutuo aiuto.”
Tratto da Linee guida per progettare iniziative di agricoltura sociale di Alfonso Pascale
L’espressione Agricoltura sociale si riferisce a quell’insieme di attività che impiegano le risorse dell’agricoltura e della zootecnica e favoriscono la presenza nelle aziende di piccoli gruppi, famigliari e non, che operano per promuovere azioni terapeutiche, di riabilitazione, di co-terapia, di inclusione sociale e lavorativa, di educazione, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana.
L’ agricoltura sociale si affianca ad altre reti di protezione sociale, caratterizzando il welfare rurale e declinandolo in una logica rigenerativa, ricostruendo reti di comunità e favorendo la creazione di capitale sociale e culturale.
Elemento innovativo dell’Agricoltura sociale è quello di legare la produzione agroalimentare – che implica gestione e contatto con i cicli biologici, vegetali e animali – con l’erogazione di servizi a persone e comunità.
I soggetti interessati all’Agricoltura Sociale sono innanzitutto quelle persone che, provate da forme diverse di disagio, possono trovare nelle attività agricole un luogo di accoglienza e di riscatto sociale, una dimensione dove trovare un senso di dignità attraverso il lavoro. Ma possono anche essere persone che non presentano bisogni speciali, cioè problematiche sanitarie o difficoltà sociali di particolare gravità. Si tratta di soggetti che provengono da ambiti lontani dall’agricoltura e che trovano le loro motivazioni profonde nel disagio provocato dagli aspetti quantitativi, standardizzati e consumistici del modello di sviluppo della società contemporanea e, quindi, nel bisogno di sperimentare nuove forme di vita, di produzione e di consumo per dare un senso alla propria esistenza.
La legge nazionale del 18 agosto 2015 n. 141 – Disposizioni in materia di agricoltura sociale – definisce l’agricoltura sociale come l’insieme delle attività esercitate dagli imprenditori agricoli e dalle cooperative sociali dirette a realizzare:
- Inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di lavoratori svantaggiati e di minori in età lavorativa inseriti nei progetti di riabilitazione e sostegno sociale;
- Prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante l’utilizzazione delle risorse materiali ed immateriali dell’agricoltura per promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità e di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana;
- Prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati anche attraverso l’ausilio di animali allevati e la coltivazione delle piante;
- Progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità nonché alla diffusione della conoscenza del territorio attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche riconosciute a livello regionale, quali iniziative di accoglienza e soggiorno di bambini in età prescolare e di persone in difficoltà sociale, fisica e psichica.
“La terra è l’identità della gente, è il fondamento della cultura e dell’economia. Quello con la terra è un legame condiviso da tutte le culture del mondo, da Nord a Sud, da Est a Ovest. Terra, suolo e cibo sono legati tra loro in modo inestricabile.”
Tratto da Terra Viva, manifesto per un nuovo patto sociale, economico, agricolo (2015)